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Per combattere la paura bisogna conoscere. Se ciò è vero in tutti i casi, in quello dell’autismo è ancora più vero. Per capire bisogna avvicinarsi senza pregiudizi. La malattia in genere è spaventosa per l’uomo, e quella sconosciuta lo è maggiormente.
Dello spettro autistico si parla molto ultimamente, ma quanto viene compreso fino in fondo? Ci sono 500.000 ragazzi autistici in Italia che vivono in un mondo che tutti gli altri non capiscono, costretti a rimanere confinati nella loro mente perché pensano e si comportano diversamente dalla media, quella media che si ritiene “sana” ed emargina tutto ciò che è diverso.
Andrea è probabilmente il ragazzo affetto da sindrome dello spettro autistico più famoso d’Italia grazie alla forza di una famiglia, del padre Franco, che ha saputo guardare al di là del problema e, come dice egli stesso, “prendere l’1% di buono che c’è e seguirlo”.
Dopo la diagnosi effettuata a soli 3 anni, è iniziato un cammino di scoperta e di affrancamento dall’isolamento che ha consentito ad Andrea di viaggiare, imparare a leggere e a scrivere mediante la comunicazione facilitata, arrivando anche a pubblicare dei libri. I questi scritti si trova l’espressione di amore e di dolore che un ragazzo in condizioni svantaggiate dimostra di provare esattamente come i suoi coetanei normodotati.
Andrea scrive: “Gesti di rifiuto sento vicini, sento paura degli altri, violento mi vedono. Muto sono ma ci sento.”
Per evitare questi gesti che feriscono e allontanano è importante avvicinarsi con consapevolezza a ciò che si presenta diversamente. Questi ragazzi, come tanti altri che soffrono di patologie croniche, hanno bisogno di continuo supporto umano da parte di tutti e non solo d parte degli addetti professionali all’assistenza.
Lasi ha scelto di dare il proprio contributo sostenendo i progetti dell’associazione “I Bambini delle Fate.” L’impegno di questa associazione è quello di coinvolgere attivamente imprenditori e cittadini affinché “adottino a vicinanza” e accompagnino nel tempo un progetto di inclusione.
Girare lo sguardo da un’altra parte paradossalmente estranea tutti noi da un mondo ricco di sentimenti di amore espressi in un modo diverso, e paradossalmente ci rende i veri autistici, chiusi nella nostra bolla di “normalità”.